Rivista Orizzonti del Diritto CommercialeISSN 2282-667X
G. Giappichelli Editore

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Identità e priorità del diritto commerciale (di Roberto Sacchi)


Un discorso sul ruolo del diritto commerciale e sui suoi rapporti con le altre aree del sapere giuridico impone di compiere una netta distinzione di piani. Sul piano culturale è appena il caso di rilevare che è fondamentale il dialogo fra gli studiosi delle varie materie. Uno studioso, se è veramente tale, prima di essere un commercialista, un civilista, un processualista ecc. è – e deve essere – un giurista. In particolare, per chi studia il diritto commerciale la conoscenza del diritto civile e il confronto con i suoi cultori sono imprescindibili. Riprendendo la distinzione fra discorsi su affreschi e discorsi su cortili e cantine – compiuta da Piergaetano Marchetti nel suo intervento a questa tavola rotonda – la considerazione ora accennata attiene agli affreschi.

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Qui tuttavia – così come nel seminario organizzato il 15 maggio 2021 da Giurisprudenza commerciale sostanzialmente sullo stesso tema (per tale motivo i due interventi si sovrappongono) – intendo scendere su un piano molto meno nobile e dedicare il mio intervento a cantine e cortili (senza i quali gli affreschi difficilmente risultano fruibili), occupandomi del tema – ben diverso e molto meno stimolante di quello sopra menzionato – dello spazio lasciato all’insegnamento del diritto commerciale nell’attuale Università italiana. A questo proposito non si può evitare di osservare che ci troviamo in presenza di una serie di eventi, i cui effetti oggettivi convergono nel senso di una tendenza a ridimensionare il diritto commerciale. Non mi riferisco solo al progetto del nuovo corso di laurea e al regolamento sugli avvocati specialisti – nel quale al diritto commerciale è negata la dignità di settore di specializzazione, riconosciuta invece, ad esempio, al diritto dello sport – ma anche all’esperienza che molti di noi vivono: in numerose Università (anche nella mia) è frequente che vi siano insegnamenti di materie gius-commercialistiche a pieno titolo (sotto il profilo dell’oggetto) impartiti da Colleghe e Colleghi che appartengano a settori scientifico – disciplinari diversi dal nostro.

Se posso azzardare un’ipotesi, non escluderei che alla base del fenomeno in discorso vi sia la consapevolezza della centralità acquisita dall’impresa e, conseguentemente, della centralità del ruolo nel mondo accademico di chi del­l’impresa e dei mercati su cui essa opera si occupa.

Al riguardo si potrebbe rilevare che è lecito il dubbio (che, a mio parere, alcuni fra i migliori di noi nutrono, pur non formulandolo espressamente) che la riduzione dello spazio riservato al nostro settore non sia un fatto grave e che non valga la pena impegnarsi in una battaglia finalizzata a salvaguardare il ruolo del settore stesso. In fondo, si potrebbe dire, IUS 04 è solo uno strumento organizzativo adottato nell’attuale sistema universitario e una sua difesa non giustifica l’impegno che meglio potrebbe essere utilizzato per altri obiettivi, più stimolanti intellettualmente.

A chi, consapevolmente o non, fosse attratto da considerazioni di questo genere è però facile rispondere che l’osservazione di quanto accade nel nostro settore (pur con tutti i nostri difetti) e in quelli a esso contigui impone di rispondere in modo fermo che la tutela di IUS 04 è doverosa, se vogliamo salvaguardare l’identità della nostra materia.

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Fascicolo 1 - 2022