Rivista Orizzonti del Diritto CommercialeISSN 2282-667X
G. Giappichelli Editore

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L´insegnamento del diritto e lo spazio (irriducibile) del diritto commerciale (di Alberto Jorio)


La prospettiva di una riduzione dello spazio riservato al diritto commerciale, in relazione alla sopravvenuta esistenza del diritto dell’economia, mi induce alle seguenti riflessioni.

Di primo acchito mi verrebbe da dire che il diritto commerciale è il diritto dei mercati, e quindi è … il diritto dell’economia! Di qui l’inutilità, ed anzi la decettività dell’esistenza stessa del diritto dell’economia.

Dovendo tuttavia essere realisti, si potrebbe azzardare a ritenere che il diritto commerciale riguardi fondamentalmente la disciplina dei soggetti che operano sui mercati e che il diritto dell’economia riguardi la regolamentazione degli interessi e delle situazioni che ruotano, in senso lato, attorno alle imprese (e così, alla rinfusa: ambiente, economia circolare, la partecipazione dei lavoratori alla gestione, l’impresa sociale, l’impresa pubblica, la tutela degli stakeholders ecc.). Ma è una semplice ipotesi.

Detto questo, mi pare che, dovendo tracciare i confini del diritto commerciale, si debba distinguere tra il profilo scientifico e quello didattico. Sotto il primo profilo ritengo che non si debbano porre confini: il cultore del diritto commerciale potrà sviluppare le proprie ricerche senza limiti, avendo possibilmente l’accortezza, nel suo stesso interesse e ai fini concorsuali, di sviluppare i suoi primi studi in settori più tipicamente commercialisti. Ma poi spaziando dove il suo intelletto e la sua curiosità di commercialista lo portino.

Sotto il profilo didattico mi sentirei di esporre quanto segue, partendo dalle seguenti premesse:

– purtroppo la facoltà di giurisprudenza è stata e continua ad essere frequentata da una parte di studenti che non ha una precisa vocazione. Il livello medio è quindi da anni abbastanza basso. Ovviamente, e per fortuna, ci sono le eccellenze, ma sono poche;

– i laureati in giurisprudenza si orientano in gran numero verso le professioni cosiddette liberali: vogliono quindi diventare avvocati, magistrati, notai, ma possono anche aspirare ad entrare negli uffici legali delle imprese, private o pubbliche, o nella pubblica amministrazione.

Ora:

– il numero di avvocati nel nostro paese è abnorme, quello dei notai è eccessivo, quello dei giudici è giusto, ma è il numero dei giudizi ad essere abnorme: speriamo che [continua..]