Rivista Orizzonti del Diritto CommercialeISSN 2282-667X
G. Giappichelli Editore

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Benvenuto Stracca: l'uomo e il giurista. In occasione della riedizione del Tractatus de mercatura (di Stefania Gialdroni, Professoressa ordinaria di storia del diritto medievale e moderno, Università degli Studi di Padova)


L’articolo ripercorre la biografia del giurista Benvenuto Stracca (1509-1578), noto alla comunità scientifica internazionale come il “padre della scienza commercialistica” per aver pubblicato, nel 1553, il Tractatus de mercatura seu mercatore, la prima opera dedicata al diritto commerciale come disciplina autonoma.

Il profilo del celebre giurista anconetano viene tracciato attraverso una disamina dei diversi contributi che, nel corso di più di centotrentacinque anni, hanno analizzato la vita e le opere dello Stracca, incluse recentissime ricerche d’archivio che hanno riportato alla luce documenti a lungo ritenuti persi.

Ne emerge la figura di un giurista straordinariamente innovativo nella scelta di dare dignità scientifica ad una branca del diritto fino ad allora relegata ai margini del diritto civile ma al contempo ancora profondamente legato alla tradizione del diritto comune romano-canonico.

Benvenuto Stracca: the Man and the Jurist. On the occasion of the reprint of the Tractatus de mercatura

This article traces the biography of jurist Benvenuto Stracca (1509-1578), known to the international scientific community as the “father of commercial law doctrine” for having published, in 1553, the Tractatus de mercatura seu mercatore, the first work devoted to commercial law as an autonomous discipline.

The profile of the famous jurist from Ancona is traced through an examination of the various contributions that, over the course of more than one hundred and thirty-five years, have analysed Stracca’s life and works, including very recent archive research that has brought to light documents long believed to be lost.

What emerges is the figure of a jurist who was extraordinarily innovative in his decision to give scientific dignity to a branch of law that, until then, had been relegated to the margins of civil law, but was, at the same time, still profoundly linked to the tradition of the Roman-Canon ius commune.

Sommario/Summary:

1. Introduzione: un “vivido raggio”? - 2. L’uomo. - 3. Il giurista. - 4. Conclusione: un uomo e un giurista del suo tempo. - NOTE


1. Introduzione: un “vivido raggio”?

Punto di partenza imprescindibile per qualunque studio sulla vita di Benvenuto Stracca è ancora, dopo più di centotrentacinque anni, il volume a lui dedicato da Luigi Franchi, all’epoca professore di diritto commerciale presso l’Università di Macerata, il quale si stupiva del fatto che nessuno fino a quel momento si fosse curato di evocare la «bellissima [figura] di Benvenuto Stracca, al quale il diritto commerciale riconosce indubbiamente la propria paternità scientifica» [1]. Non sorprende quindi che i numerosi contributi che hanno ripercorso la biografia del giurista anconetano, molti dei quali di taglio enciclopedico, citino Franchi senza eccezione [2]. Il professore non dissimulava il suo entusiasmo. Stracca era per lui un «uomo geniale», un «vivido raggio», un erudito che «con ispirazione degna del meraviglioso cinquecento in cui visse, riunì e compose insieme, dietro perfette linee sistematiche, un corpo di dottrina fino a lui sparsa in innumerevoli volumi di commentaria e consilia» [3], un giurista che «per lo spazio di quasi quarant’anni [fu] uno dei più segnalati, se non forse il più segnalato, fra i cittadini della sua patria» [4]. La grande mole di informazioni raccolte da Franchi negli archivi di Ancona, sia notarile che comunale, sembra avere per molto tempo scoraggiato ulteriori approfondimenti. Chi si è cimentato nell’impresa di avvicinare “il padre della scienza commercialistica” lo ha fatto solitamente per commentare la sua opera più importante, il celebre trattato De mercatura seu mercatore, pubblicato per la prima volta a Venezia nel 1553, talvolta ribaltandone completamente l’immagine luminosa diffusa dalla storiografia più risalente (prevalentemente italiana). Così, ad esempio, nel 2005, Charles Donahue Jr., storico del diritto della Harvard Law School, si interrogava sull’esistenza di una lex mercatoria, ovvero di un diritto consuetudinario proprio dei mercanti, transnazionale e uniforme, utilizzando proprio il più fortunato dei trattati di Stracca [5]. Nell’analizzare l’opera in modo molto approfondito, ne rivelava la complessità, smontando uno degli assunti più diffusi sul De mercatura. Che si tratti, cioè, della prima opera “sistematica” dedicata al diritto commerciale. [...]


2. L’uomo.

Benvenuto Stracca nacque nel 1509 ad Ancona, in una famiglia di recente nobiltà, arricchitasi grazie all’attività mercantile e al notariato. Una nobiltà che il nostro Autore non mancò di ribadire nei titoli delle sue opere, dove compare sempre l’appellativo di Patritius anconitanus. La prima menzione di uno Stracca nei documenti anconetani risale al 1391, da cui risulta una provenienza da Foligno e nessun richiamo alla nobiltà [12]. Questa dovette essere acquisita dal nonno, se non addirittura dal padre Anton Giacomo Stracca [13] che, con la moglie Fiordalisa (della quale conosciamo solo il nome di battesimo) ebbe altri quattro figli dopo Benvenuto, dei quali uno solo, Girolamo, divenne notaio come il padre. Nicolò fu invece procuratore, Giovanni mercante e Bernardino ecclesiastico [14]. Benvenuto per primo venne indirizzato agli studi giuridici ma non prima di avergli assicurato una buona formazione umanistica. Siamo negli anni del pieno sviluppo dell’umanesimo giuridico, quando ormai da diversi decenni il metodo dei commentatori, basato sulla ricerca della ratio della norma e sull’uso dell’argumentum ab auctoritate per porre un argine alle derive del ragionamento analogico, era stato messo in discussione dagli umanisti. L’umanesimo, infatti, con il suo approccio storico-filologico alle fonti, finì col travolgere anche il campo del diritto, mettendo in discussione testi o, spesso, singole parole su cui generazioni di giuristi si erano arrovellate fin dalla fondazione della Scuola di Bologna. Essendo proprio gli umanisti, nel XV e XVI secolo, a formare i rampolli delle famiglie notabili destinati agli studi giuridici, molti giuristi furono umanisti essi stessi. Il metodo però non fiorì in Italia, dove pure nacquero alcuni dei suoi più celebri fautori, bensì in Francia (mos gallicus iura docendi). L’Italia rimase tenacemente ancorata al metodo sviluppato dai commentatori, il cosiddetto mos italicus iura docendi. Stracca, lo vedremo, fu senza dubbio un conservatore, fedele al “bartolismo”, ma l’influenza del suo istitutore, l’uma­nista Ambrogio Nicandro, lasciò delle tracce importanti nella sua opera. Certamente una sensibilità per la cultura classica e per la storia ma forse anche (azzardiamo) un’apertura mentale che lo portò a sperimentare la trattazione di un ambito [...]


3. Il giurista.

La scoperta, nell’Archivio di Stato di Bologna, dei verbali dell’esame di laurea in diritto civile e canonico di Benvenuto Stracca [20], ha permesso di gettare nuova luce sulla formazione del giurista, portando anche ad anticipare la data dell’esame al 30 aprile 1537, laddove la storiografia aveva ipotizzato, per oltre un secolo, che l’anno fosse il 1538, stando all’ordinaria durata degli studi giuridici che si sapeva intrapresi all’epoca del forzato trasferimento a Bologna dovuto ai drammatici eventi del 1532 [21]. Documenti che pure Luigi Franchi aveva cercato ma senza successo, specificando di essersi recato a Bologna «per avere prove anche più positive e dirette dell’alunnato e della presenza dello Stracca» e ricevendo «dalla cortesia del chiar. Direttore di quell’Archivio di Stato, comm. Malagola, assicurazione non esistervi nulla che vi si riferisca» [22]. Dell’anno 1537, purtroppo, mancano però dall’Archivio di Stato i Libri secreti, dai quali si sarebbe potuto evincere su quali argomenti lo Stracca era stato esaminato, come aveva risposto alle domande e altri particolari che ci avrebbero potuto aiutare a capire le inclinazioni del giovane giurista e magari riscontrare un precoce interesse per lo ius mercatorum. Le fonti a nostra disposizione si limitano quindi agli Atti del collegio di diritto civile e agli Atti del collegio di diritto canonico. Grazie ad essi, sono comunque molte le informazioni che la storiografia ha saputo ricavare: dalle speciali dispense necessarie a sostenere l’esame in anticipo e in loco pauperis, cioè nella sacrestia della cattedrale di San Pietro per limitare i costi, alla composizione della commissione d’esame. Le due dispense che gli vennero concesse vanno ricondotte, con ogni probabilità, alla difficile condizione economica della famiglia a seguito dell’esilio. Addottorarsi in anticipo significava iniziare quanto prima la carriera forense e sostenere l’esame pubblico nella sacrestia comportava certamente un risparmio notevole. I nomi dei professori che più lo influenzarono sono noti: Ugo Boncompagni, futuro papa Gregorio XIII, a cui Stracca dedicò due opere (il Tractatus de assecurationibus, e le Annotationes in Responsa Cravettae), Lodovico Gozzadini, civilista bolognese, autore di celebri consilia, Agostino Berò, docente di diritto civile e [...]


4. Conclusione: un uomo e un giurista del suo tempo.

Un giurista addottorato in utroque a Bologna, perfettamente addentro alle dinamiche del diritto comune, che decide di trattare la materia commerciale nel suo complesso attribuendole una dignità pari a quella del diritto civile. Questo è l’autore del De mercatura, un’opera che doveva essere utile, certo, ma anche dotta. Un’opera che andava scritta in latino, la lingua del diritto. L’operazione di Stracca si distingue pertanto da quelle di altri giuristi che avevano scritto, prima di lui, trattati dedicati a singoli istituti (si pensi al Tractatus solemnis de constituto di Baldo degli Ubaldi, al De duobus fratribus attribuito a Pietro degli Ubaldi o al Tractatus de assecurationibus et sponsionibus del portoghese Pedro de Santarém, spesso edito insieme al De mercatura) [27]. L’opera più celebre di Stracca si proponeva infatti una trattazione complessiva del diritto commerciale e marittimo, seppure non così sistematica come spesso si è detto. Ma l’iniziativa di Stracca si distingueva anche da quelle dei mercanti che, prima di lui, avevano cercato di mettere, per così dire, ordine nel caos. Valga un esempio per tutti, quello del mercante ragusano Benedetto Cotrugli, che scrisse il suo Libro dell’arte di mercatura (meglio conosciuto come Della mercatura e del mercante perfetto) nel 1458, anche se l’opera venne pubblicata solo nel 1573 [28]. Un paragone è possibile perché Cotrugli studiò diritto a Bologna, pur non riuscendo ad addottorarsi: «(…) in sullo più bello dello nostro philosophare io fui rapito dello studio et ripiantato nella mercantia, la quale per necessità mi convenne sequire, et abandonare l’amenità e l’armonia dolce dello studio al quale ero totalmente dedito» [29]. Ma c’è di più. Cotrugli scrisse la sua opera a poco più di quarant’anni [30], all’incirca la stessa età di Stracca al momento della pubblicazione del De mercatura, e la impreziosì di moltissime citazioni di autori classici (a partire da Aristotele e Cicerone nel proemio). Esercitò a Venezia, Firenze, Barcellona, Aigues-Mortes e infine a Napoli, dove venne ammesso alla corte aragonese e frequentò un entourage umanistico di altissimo livello, ma ciò che in questo contesto più conta è sicuramente la formazione [...]


NOTE
Fascicolo 1 - 2024