Rivista Orizzonti del Diritto CommercialeISSN 2282-667X
G. Giappichelli Editore

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Il diritto come scienza sperimentale: verso il superamento delle teorie dello shareholder value e del consumer welfare (di Vincenzo Di Cataldo, Professore ordinario di diritto commerciale, Università degli Studi di Catania)


Queste poche righe ricordano che ogni teoria riflette problemi e idee del tempo in cui è stata concepita, e per questo ogni teoria prima o poi perde il proprio valore euristico. Il che è vero anche per le due teorie oggetto di questo convegno: le teorie dello shareholder value e del consumer welfare.

Law as an empirical science. Going beyond the shareholder value and the consumer welfare theories

These few lines assert that all theories reflect problems and ideas of the time of their birth, and for this reason any theory sooner or later loses his heuristic value. This is true also for the two theories that are the object of this meeting: the shareholder value and the consumer welfare theories.

Desidero anzitutto manifestare la mia piena adesione alle critiche proposte, con la consueta chiarezza e precisione, da Francesco Denozza alle due “teorie neoliberali” di cui oggi discutiamo, la teoria dello shareholder value e la teoria del consumer welfare. Francesco Denozza ci ha presentato oggi un quadro coerente che raccoglie una lunga e complessa serie di scritti da lui stesso pubblicati nel corso di tanti anni, ed evidenzia la necessità di superare definitivamente entrambe quelle teorie.

Sono convinto che questa posizione sia assolutamente da condividere. Vorrei aggiungere che non si potrebbe mai pensare che teorie elaborate in un certo momento storico per risolvere alcuni problemi specifici possano valere da criterio di spiegazione totalizzante, capace cioè di essere strumento di comprensione di tutti i problemi del mondo, e, per di più, anche dei problemi di un mondo che è ormai notevolmente diverso da quello che era quando esse vennero alla luce. Il mondo, allora come ora, è troppo complicato e troppo grande per essere spiegato tramite una sola teoria, per quanto raffinata e brillante essa sia. Inoltre, ogni nostro pensiero è coerente al momento in cui nasce, e perde inevitabilmente valore via via che il tempo passa – ovviamente, non per il passare del tempo in sé, ma per il modificarsi, nel tempo, delle situazioni fattuali che le norme si propongono di regolare.

Oggi shareholder value e consumer welfare ci appaiono con tutti i loro difetti in piena luce. Molti di questi avrebbero potuto essere identificati prima, ma a­vrebbe anche dovuto esser chiaro da sempre che esse – come qualunque teoria – non avrebbero potuto davvero spiegare tutto neppure allora.

Quello che resta da fare, oggi, è, anzitutto, verificare se c’è qualcosa da salvare in queste teorie, che hanno avuto dei meriti, e potrebbero ancora essere utili, sia pure in ambiti circoscritti, molto più circoscritti di quanto di esse si sia pensato fin qui da molti. E questa è un’operazione che nessuno fin qui ha avviato. In secondo luogo, occorre identificare i problemi per i quali le due teorie non sono in grado di darci risposte attendibili. Per questi problemi occorrerà trovare altre strade, cercando di evitare di cadere un’altra volta nello stesso errore, e cioè di pensare un’altra volta ad una nuova soluzione totalizzante. Ogni problema dovrà essere studiato a sé, evitando di utilizzare per esso idee e teorie pensate per la soluzione di altri problemi. Dovrà essere studiato per tentativi ed errori, perché non abbiamo altra strada.

Il tema delle intese verticali, di cui ci occupiamo in [continua..]

Fascicolo 3 - 2023