Rivista Orizzonti del Diritto CommercialeISSN 2282-667X
G. Giappichelli Editore

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Le “trasformazioni” della moneta (di Vittorio Santoro, Professore ordinario di diritto commerciale, Università degli Studi di Siena)


Premesse brevi considerazioni sulla moneta digitale, il lavoro si propone di esaminare il concetto di moneta in una prospettiva funzionale, considerando da un lato le regole pubblicistiche dall’altro quelle privatistiche relative all'effetto liberatorio del pagamento. A tale ultimo riguardo, l'autore denota che l'uso dei mezzi di pagamento alternativi al contante è parimenti liberatorio, a condizione che il creditore consegua la disponibilità del denaro ancorché indirettamente attraverso un intermediario.

The evolution of money

After a concise introduction on the digital currency, the paper aims to investigate the concept of money taking a functional standpoint. It shall cover both public law and private law rules with a view to analysing the process of discharging pecuniary obligations. The Author argues that if the debtor performs the monetary obligation through non-cash means of payment, the transfer of monetary assets completes the economic transaction and no further claim the creditor has on the debtor as far as the creditor holds the sum of money at his disposal either directly or indirectly through the financial intermediary.

Sommario/Summary:

1. Cenni sulla moneta digitale. - 2. La moneta funzione.Orbene, è opportuno considerare come la moneta sia un istituto fra i più antichi dell’umanità, comparso insieme con le prime formazioni sociali complesse. Lo sguardo lungo sulla storia della moneta ci indica che essa è sin dal­l’origine un segno [18] intorno al quale occorre creare e mantenere fiducia. Tale segno svolge le funzioni che gli economisti ci hanno insegnato a riconoscere vale a dire quelle di mezzo di pagamento, unità di conto, riserva di valore [19]. Il concetto di “moneta funzione” porta, poi, a includere nel denaro non solo la moneta contante, oggi intesa quale banconota e conio, ma anche altre forme di denaro quali i debiti a vista delle banche e di altri intermediari, si tratta del fenomeno della smaterializzazione del denaro che dapprima ha potuto essere sostituito anche dalla moneta scritturale [20] e, ora, anche dalle forme digitali [21]. Gli ordinamenti tendono a non dare una definizione di moneta [22]. Dopo il trasferimento della sovranità monetaria, dei paesi appartenenti all’area del­l’euro, alla Banca Centrale europea, rientrerebbe nelle competenze dell’UE fornire una definizione di moneta, tale compito non è stato portato a termine, ma ne diremo meglio oltre [23]. La mancanza di definizione del denaro [24] rinvia nuovamente alle teorie economiche dalle quali necessariamente si deve trarre la fattispecie. La questione è tutt’altro che semplice perché il denaro è terreno di forti contrasti ideologici proprio fra gli economisti. Con estrema semplificazione, della quale chiedo scusa ai lettori, possiamo contrapporre le tesi statalistiche di Knapp [25] a quelle sociali di Hayek [26]. Le due tesi trovano buona corrispondenza nel campo giuridico, rispettivamente, in Mann e Nussbaum. Il primo afferma che «Only those chattels are money to which such character has been attributed by the law i.e. by or with the authority of the State» [27]; mentre, il secondo afferma: «the government […] might be unable to force its issues upon the people […] In conclusion we may say that in the phenomenon of money the attitude of society, as distinguished from state, is paramount» [28]. Ritengo si debbano condividere tesi intermedie, in particolare le osservazioni di Luhmann, secondo il quale il denaro è «il principio che regola il sistema dell’economia» sicché lo stato ne deve rispettare le condizioni di funzionamento [29], in particolare assicurandone la stabilità attraverso una banca centrale autonoma [30]. In altre parole occorre garantire un bilanciamento tra regole private che garantiscono l’ordinata circolazione monetaria e regole pubbliche che stabiliscono sia il valore legale della moneta sia il governo delle politiche monetarie. A me sembra che, nella circolazione, la moneta appartenga alla sfera del privato in ragione di una fiducia che poggia su una forte coesione sociale (società primitive, comunità di mercanti per finire, più modestamente, alle comunità di utenti di un grande magazzino o di una comunità di utilizzatori di moneta digitale). Appartiene, invece, alla sfera del diritto pubblico l’obbligo di accettare la moneta legale in pagamento e quello di accettarla per il suo valore nominale. In verità la circolazione funziona spontaneamente in tali termini a condizione che il diritto monetario pubblico mantenga fede alla funzione alla quale è deputato: conservare la stabilità monetaria in un range tollerabile di variazione (inflazione/deflazione), oltre tale limite la moneta legale non è più accettata fino a tornare al baratto, si pensi all’inflazione del 1923 in Germania quando, per comprare il pane, occorreva portare con sé una carriola di banconote, sicché fu spesso preferibile ricorrere al baratto [31]. In tali condizioni il mantenimento del valore legale si può reggere solo sulla repressione, si considerino i seguenti esempi: 1) la repressione della rivolta dei Ciompi, Firenze ’300, per imporre un cambio tra il fiorino e il quattrino favorevole ai mercanti delle Arti maggiori [32]; 2) L’eliminazione della circolazione della conchiglia Cauri [33], ancora usata quale moneta in Africa, e ciò ad opera delle potenze europee al fine di aumentare la pressione fiscale nelle colonie; 3) una sconfitta militare e qui, fra i molti esempi, si può citare l’occupazione militare dell’I­talia Centro-Meridionale 1943-45 [34], e l’emissione ad opera del governo militare alleato delle cc.dd. AM-lire [35], con conseguenze devastanti sul tenore di vita della popolazione civile. - 3. La moneta nell’ordinamento europeo. - 4. La giurisprudenza europea e la rilettura degli ordinamenti nazionali, in particolare quello italiano. - 5. Considerazioni contro il preteso obbligo dispositivo di adempiere esclusivamente in contanti. - NOTE


1. Cenni sulla moneta digitale.

Il tema delle “trasformazioni della moneta” può essere declinato in vario modo, ma certo non si può omettere un cenno alla moneta digitale privata e a quella di banca centrale che appaiono quali innovazioni epocali, legate all’in­troduzione di tecnologie digitali in grado di dematerializzare la moneta, così come è già avvenuto per numerosi strumenti finanziari. Osservo, in premessa, che lo shock causato dall’introduzione della tecnologia digitale non è maggiore di quello, a suo tempo, determinato dal passaggio dalla moneta metallica a quella cartacea. Infatti, si ricorderà che in Europa e in America [1] occorreranno circa tre secoli dai primi esperimenti di John Law nella Francia del primo ’700 perché la carta moneta da novità assoluta, prima esaltata quale panacea contro la scarsità di moneta, poi rifiutata per le implicazioni speculative, divenga l’unica forma di moneta universale con l’inconver­tibilità del dollaro decisa dal presidente Nixon nel 1971 [2]. Infine, oggi assistiamo al declino della carta moneta a causa dello sviluppo di nuove tecnologie, sicché è probabile che, in un futuro prossimo, essa sarà di nuovo rifiutata, questa volta perché «relitto del passato» [3]. Quando si parla di moneta digitale si possono intendere cose anche molto diverse tra di loro. Prime a comparire sono state le criptovalute basate sulla tecnologia blockchain, i bitcoin e gli ethereum sono le più note [4]. Gli economisti e i giuristi, per lo più, le ritengono prodotti finanziari e non monete in ragione di un’elevata volatilità che contraddice un carattere fondamentale delle monete contemporanee, quello che deriva dalla fiducia nella loro stabilità [5]. Va, tuttavia, considerato che un Paese, la Repubblica di El Salvador, ha adottato i bitcoin come valuta legale, ma corre seri rischi di default perché il suo debito pubblico è denominato in dollari [6]. L’adozione dei bitcoin ha aumentato la sfiducia dei mercati internazionali, tanto da essere aspramente criticata dal Fondo Monetario Internazionale. La volatilità della criptovaluta, fortemente deprezzata nel corso del 2022, ha peggiorato ulteriormente il debito pubblico di El Salvador a causa del crollo del prezzo di mercato del bitcoin, tanto che a maggio 2022, [...]


2. La moneta funzione.Orbene, è opportuno considerare come la moneta sia un istituto fra i più antichi dell’umanità, comparso insieme con le prime formazioni sociali complesse. Lo sguardo lungo sulla storia della moneta ci indica che essa è sin dal­l’origine un segno [18] intorno al quale occorre creare e mantenere fiducia. Tale segno svolge le funzioni che gli economisti ci hanno insegnato a riconoscere vale a dire quelle di mezzo di pagamento, unità di conto, riserva di valore [19]. Il concetto di “moneta funzione” porta, poi, a includere nel denaro non solo la moneta contante, oggi intesa quale banconota e conio, ma anche altre forme di denaro quali i debiti a vista delle banche e di altri intermediari, si tratta del fenomeno della smaterializzazione del denaro che dapprima ha potuto essere sostituito anche dalla moneta scritturale [20] e, ora, anche dalle forme digitali [21]. Gli ordinamenti tendono a non dare una definizione di moneta [22]. Dopo il trasferimento della sovranità monetaria, dei paesi appartenenti all’area del­l’euro, alla Banca Centrale europea, rientrerebbe nelle competenze dell’UE fornire una definizione di moneta, tale compito non è stato portato a termine, ma ne diremo meglio oltre [23]. La mancanza di definizione del denaro [24] rinvia nuovamente alle teorie economiche dalle quali necessariamente si deve trarre la fattispecie. La questione è tutt’altro che semplice perché il denaro è terreno di forti contrasti ideologici proprio fra gli economisti. Con estrema semplificazione, della quale chiedo scusa ai lettori, possiamo contrapporre le tesi statalistiche di Knapp [25] a quelle sociali di Hayek [26]. Le due tesi trovano buona corrispondenza nel campo giuridico, rispettivamente, in Mann e Nussbaum. Il primo afferma che «Only those chattels are money to which such character has been attributed by the law i.e. by or with the authority of the State» [27]; mentre, il secondo afferma: «the government […] might be unable to force its issues upon the people […] In conclusion we may say that in the phenomenon of money the attitude of society, as distinguished from state, is paramount» [28]. Ritengo si debbano condividere tesi intermedie, in particolare le osservazioni di Luhmann, secondo il quale il denaro è «il principio che regola il sistema dell’economia» sicché lo stato ne deve rispettare le condizioni di funzionamento [29], in particolare assicurandone la stabilità attraverso una banca centrale autonoma [30]. In altre parole occorre garantire un bilanciamento tra regole private che garantiscono l’ordinata circolazione monetaria e regole pubbliche che stabiliscono sia il valore legale della moneta sia il governo delle politiche monetarie. A me sembra che, nella circolazione, la moneta appartenga alla sfera del privato in ragione di una fiducia che poggia su una forte coesione sociale (società primitive, comunità di mercanti per finire, più modestamente, alle comunità di utenti di un grande magazzino o di una comunità di utilizzatori di moneta digitale). Appartiene, invece, alla sfera del diritto pubblico l’obbligo di accettare la moneta legale in pagamento e quello di accettarla per il suo valore nominale. In verità la circolazione funziona spontaneamente in tali termini a condizione che il diritto monetario pubblico mantenga fede alla funzione alla quale è deputato: conservare la stabilità monetaria in un range tollerabile di variazione (inflazione/deflazione), oltre tale limite la moneta legale non è più accettata fino a tornare al baratto, si pensi all’inflazione del 1923 in Germania quando, per comprare il pane, occorreva portare con sé una carriola di banconote, sicché fu spesso preferibile ricorrere al baratto [31]. In tali condizioni il mantenimento del valore legale si può reggere solo sulla repressione, si considerino i seguenti esempi: 1) la repressione della rivolta dei Ciompi, Firenze ’300, per imporre un cambio tra il fiorino e il quattrino favorevole ai mercanti delle Arti maggiori [32]; 2) L’eliminazione della circolazione della conchiglia Cauri [33], ancora usata quale moneta in Africa, e ciò ad opera delle potenze europee al fine di aumentare la pressione fiscale nelle colonie; 3) una sconfitta militare e qui, fra i molti esempi, si può citare l’occupazione militare dell’I­talia Centro-Meridionale 1943-45 [34], e l’emissione ad opera del governo militare alleato delle cc.dd. AM-lire [35], con conseguenze devastanti sul tenore di vita della popolazione civile.

Orbene, è opportuno considerare come la moneta sia un istituto fra i più antichi dell’umanità, comparso insieme con le prime formazioni sociali complesse. Lo sguardo lungo sulla storia della moneta ci indica che essa è sin dal­l’origine un segno [18] intorno al quale occorre creare e mantenere fiducia. Tale segno svolge le funzioni che gli economisti ci hanno insegnato a riconoscere vale a dire quelle di mezzo di pagamento, unità di conto, riserva di valore [19]. Il concetto di “moneta funzione” porta, poi, a includere nel denaro non solo la moneta contante, oggi intesa quale banconota e conio, ma anche altre forme di denaro quali i debiti a vista delle banche e di altri intermediari, si tratta del fenomeno della smaterializzazione del denaro che dapprima ha potuto essere sostituito anche dalla moneta scritturale [20] e, ora, anche dalle forme digitali [21]. Gli ordinamenti tendono a non dare una definizione di moneta [22]. Dopo il trasferimento della sovranità monetaria, dei paesi appartenenti all’area del­l’euro, alla Banca Centrale europea, rientrerebbe nelle competenze dell’UE fornire una definizione di moneta, tale compito non è stato portato a termine, ma ne diremo meglio oltre [23]. La mancanza di definizione del denaro [24] rinvia nuovamente alle teorie economiche dalle quali necessariamente si deve trarre la fattispecie. La questione è tutt’altro che semplice perché il denaro è terreno di forti contrasti ideologici proprio fra gli economisti. Con estrema semplificazione, della quale chiedo scusa ai lettori, possiamo contrapporre le tesi statalistiche di Knapp [25] a quelle sociali di Hayek [26]. Le due tesi trovano buona corrispondenza nel campo giuridico, rispettivamente, in Mann e Nussbaum. Il primo afferma che «Only those chattels are money to which such character has been attributed by the law i.e. by or with the authority of the State» [27]; mentre, il secondo afferma: «the government […] might be unable to force its issues upon the people […] In conclusion we may say that in the phenomenon of money the attitude of society, as distinguished from state, is paramount» [28]. Ritengo si debbano condividere tesi intermedie, in particolare le osservazioni di Luhmann, secondo il quale il denaro è «il principio che [...]


3. La moneta nell’ordinamento europeo.

Si deve passare ora all’esame delle disposizioni che regolano positivamente la moneta a corso legale, premettendo, ciò che è evidente a tutti, che L’Italia è un paese dell’eurozona, perciò i riferimenti alla moneta legale presenti nella nostra legislazione, che una volta richiamavano la lira, dal momento del trasferimento della sovranità monetaria a livello europeo, devono intendersi riferiti all’euro. Tanto vale, in primo luogo, riguardo all’art. 1277, primo comma, c.c., che stabilisce il principio del corso legale [36]. Gli stati dell’Unione monetaria sono complessivamente venti (su ventisette dell’intera Unione europea), gli altri sono: Austria, Belgio, Croazia, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna [37]. A sua volta, l’art. 128 T.F.U.E. disciplina l’euro, per la precisione, disciplina l’emissione delle banconote in euro e del conio metallico e stabilisce che la BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno dell’Unione, le banche centrali nazionali collaborano all’emissione della moneta, gli Stati membri, a loro volta, possono coniare monete metalliche in euro con l’approvazione della Banca centrale europea. Ancora, l’art. 16(1) del Protocollo riguardante il SEBC e la BCE riafferma il Consiglio Direttivo della BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione delle banconote denominate in euro, che possono, in conseguenza, essere emesse dalla BCE e dalle banche centrali nazionali [38]. Si ritiene che proprio l’art. 128(1) sia il fondamento del concetto di corso legale [39], e in particolare che tale qualità competa alle sole banconote di banca centrale, dubitativamente ci si chiede se l’articolo non fornisca, piuttosto, una nozione aperta da completare facendo ricorso agli ordinamenti nazionali della zona euro, portatori di storie e tradizioni giuridiche diverse [40]. Inoltre, poiché la seconda parte dell’art. 128(1) aggiunge che «le banconote emesse dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali sono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione», è anche diffusa l’opinione che la moneta legale coincida e si esaurisca nella sua manifestazione cartacea [...]


4. La giurisprudenza europea e la rilettura degli ordinamenti nazionali, in particolare quello italiano.

La giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, con due decisioni entrambe del 2021, ha dato un importante contributo in tema di limite all’uso del contante per i pagamenti in euro [47]. In ambedue i casi si tratta di pronunce pregiudiziali richieste, rispettivamente, da giudici tedeschi e bulgari. Nel primo, due cittadini tedeschi avevano preteso di pagare in contanti il canone radiotelevisivo, contrariamente a quanto prevede la legge del Land dell’Assia; la Corte viene interrogata circa la conformità della legge del Land all’art. 128(1, terza frase) T.F.U.E. Al riguardo la Corte risponde che le norme europee «non ostano a una normativa nazionale che esclud[a] la possibilità di liberarsi da un’obbligazione di pagamento imposta da un’autorità pubblica mediante banconote in euro, a condizione, in primo luogo, che tale normativa non abbia per oggetto né per effetto di stabilire il regime giuridico del corso legale di tali banconote, in secondo luogo, che non comporti, de jure o de facto, un’abolizione di tali banconote [...] in terzo luogo, che sia stata adottata tenendo conto di motivi di interesse pubblico, in quarto luogo, [...] che sia idonea a realizzare l’obiettivo di interesse pubblico perseguito e, in quinto luogo che non ecceda i limiti di quanto è necessario [...]”. Nel secondo caso, l’assemblea generale dell’Ecotex, società commerciale di diritto bulgaro, decide di distribuire i dividendi in contanti all’unico socio, un cittadino greco, mediante nove autorizzazioni di cassa per complessivi 95.000 Leva bulgari pari a circa € 48.550, operazione vietata e penalmente sanzionata dalla legge bulgara sulla limitazione ai pagamenti in contanti (ZOPB), il cui art. 3 prevede, infatti, l’obbligo dei pagamenti per somme superiori a Leva 10.000 «esclusivamente mediante bonifico bancario o versamento su un conto di pagamento». La domanda di pronuncia pregiudiziale del tribunale amministrativo bulgaro riguarda la legittimità della sanzione amministrativa pecuniaria comminata alla Ecotex in relazione all’art. 63 T.F.U.E. e a talune disposizioni della direttiva antiriciclaggio e antiterrorismo. La Corte risponde, da un lato, che il divieto della legge bulgara non rientra nell’ambito di applicazione dell’antiriciclaggio e antiterrorismo; dall’altro, e quanto [...]


5. Considerazioni contro il preteso obbligo dispositivo di adempiere esclusivamente in contanti.

Le considerazioni sin qui svolte non sono valse a superare le obiezioni di chi è fermamente convinto che non vi possa essere alcuna equivalenza tra contante e mezzi di pagamento alternativi. Nei paesi della zona euro, tale posizione è autorevolmente rappresentata in Germania dalla Bundesbank [62] e trova sostenitori anche in dottrina [63], bisogna esaminarne le motivazioni. Secondo la richiamata linea di pensiero, il pagamento in contanti sarebbe l’unico pagamento socialmente non discriminatorio perché «simple, convenient, and fast» [64]. Replico, invece, che l’uso del contante non è sempre il più semplice e conveniente perché implica l’obbligo di verificare e, quindi, di contare e spesso ricontare il denaro nel passaggio di mano; laddove è, normalmente, più elementare la trascrizione che documenta un trasferimento (ormai anche in automatico) di una somma il cui importo sia di diverse cifre e con decimali. Ciò è tanto vero che l’ordinamento francese stabilisce l’obbligo di accettare i contanti solo nel caso in cui la somma sia esatta, vale a dire non richieda di corrispondere la differenza, quella che nel linguaggio comune è chiamata “resto”. Inoltre, nelle strutture commerciali appena un po’ più complesse, il trasferimento manuale richiede ore di lavoro supplementare dei cassieri (talvolta l’assunzione di più numeroso personale addetto al servizio). Per rendersi conto di ciò basti pensare ad alcuni esempi: per comprimere i costi dei cassieri, le banche spingono i clienti a un maggiore ricorso al c.d. home banking ove è il cliente stesso che gestisce il trasferimento informatico (in uscita e in entrata) della propria disponibilità in conto; per analoga ragione, alcuni supermercati e grandi magazzini spingono la clientela verso casse dedicate ai pagamenti con strumenti di pagamento diversi dal contante, ove il servizio è più veloce appunto perché non occorre contare il denaro. La convenienza è prevalentemente di chi offre il servizio, ma anche la clientela ha un suo piccolo tornaconto: il cliente della banca non spende tempo per recarsi allo sportello né soldi per i mezzi di trasporto; quello del supermercato non fa fila e, talvolta, è gratificato con uno sconto presso casse dedicate. Sotto i nostri occhi si stanno, dunque, [...]


NOTE