Rivista Orizzonti del Diritto CommercialeISSN 2282-667X
G. Giappichelli Editore

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Note di lettura: “Per una storia del diritto commerciale contemporaneo” di Annamaria Monti (di Mario Libertini, Professore Emerito di diritto commerciale, Sapienza Università di Roma)


Lo scritto recensisce un recente volume di A. Monti, sottolineando la crescente attenzione degli storici del diritto verso la storia recente del diritto commerciale e sullo sviluppo della dottrina giuscommercialistica.

Reading notes: “Per una storia del diritto commerciale contemporaneo” by Annamaria Monti

The paper reviews a recent work by A. Monti, highlighting the increasing attention of legal historians to the recent history of commercial law and the development of commercial law doctrine.

Keywords: commercial and business law; history of commercial law; commercial law scholarship

1. Annamaria Monti, che ha dedicato molti e pregevoli studi alla storia del diritto commerciale, propone ora un’opera ad uso didattico, volta ad illustrare «le linee di tendenza del diritto commerciale fra Otto e Novecento». Più precisamente, la trattazione è svolta in prospettiva comparatistica (se pur limitata al­l’Europa) per ciò che riguarda il XIX secolo, mentre si concentra quasi esclusivamente sull’Italia per il periodo successivo (fermandosi, peraltro, al codice del 1942).

L’esposizione è divisa in quattro parti, precedute da una «Premessa».

Nella Premessa si danno le informazioni di base sul diritto mercantile corporativo e sul successivo recepimento dei relativi contenuti da parte della legislazione statale, culminato con il Code de commerce napoleonico del 1807, che fu a sua volta recepito in Italia e rimase a modello della legislazione commerciale anche nel tempo della Restaurazione. Questa esperienza ci consegna un diritto commerciale divenuto ormai parte integrante del diritto statale, non più fondato su riferimenti all’appartenenza di ceto, ma comunque destinato ad una minoranza di cittadini (i “commercianti”) e costituito da norme ritenute di eccezione rispetto al diritto civile.

In questa parte introduttiva, ben delineata è la differente esperienza del diritto commerciale inglese, formatosi come parte integrante del common law, nelle relative corti, e solo nella seconda metà dell’Ottocento integrato da fonti legislative speciali. Così il diritto inglese anticipava, per via giurisprudenziale, quella “commercializzazione del diritto privato” che, nei diritti continentali, sarà frutto di un processo non lineare e più tardo.

La Parte Prima del volume inizia con due capitoli, dedicati alla disciplina delle società e del fallimento nel sec. XIX. Sul primo tema, ben calibrata è l’attenzione sul ruolo storico centrale del modello dell’accomandita; così pure il rilievo centrale dato alla questione del superamento della necessità di autorizzazione governativa per la costituzione di società anonime (fenomeno maturato, in tutta Europa, nella seconda metà del secolo). Sul secondo tema si segnala non solo la tendenziale continuità del fallimento ottocentesco con la tradizione punitiva del fallimento di ancien régime, ma anche la consapevolezza, nei giuristi ottocenteschi (soprattutto francesi), del fatto che il fallimento continua ad essere uno strumento imperfetto, in cui «tutti perdono» («un profilo irrisolto dell’ordinamento»).

Questa parte del volume si conclude con un terzo capitolo [continua..]