Rivista Orizzonti del Diritto CommercialeISSN 2282-667X
G. Giappichelli Editore

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Un commento al manifesto sulla responsabilità sociale d'impresa della Business Roundtable (di Mario Libertini, Professore emerito, Sapienza Università di Roma)


1. Lostatementdella Business Roundtable (BRT) lascia intendere, in modo sufficientemente chiaro, come i suoi firmatari abbiano in mente un criterio operativo, che dovrebbe guidare l’azione del top management della società. L’im­pegno, peraltro, non è formulato in termini di proposta di riforma normativa, ma come impegno effettivo ed immediatamente attuabile, non corredato tuttavia da rimedi direttamente esperibili da parte degli stakeholder, né da innovazioni organizzative nella società. Esso quindi rientra idealmente nell’alveo della business judgment rule e si traduce nella rivendicazione di una sorta di dispotismo illuminato in capo agli amministratori [1].

Su questa linea si chiede implicitamente il consenso dell’opinione pubblica e degli investitori istituzionali. Questi hanno però immediatamente risposto con una dichiarazione nettamente critica del Council of Institutional Investors (CCI). In questa dichiarazione si condivide l’adozione di una prospettiva di lungo termine, ma si declina questa prospettiva esclusivamente in termini di valorizzazione di lungo termine delle azioni, accompagnata dall’obbligo, per gli amministratori, di «provide shareholders with thorough disclosure and clear articulation of long-term strategic vision». Il controllo degli investitori rimane dunque – in questa prospettiva – garanzia insostituibile di efficienza gestionale. Il documento del BRT viene in tal senso criticato: «the statement undercuts notions of managerial accountability to shareholders… Accountability to everyone means accountability to no one». D’altra parte, afferma il CII, i gestori delle società non potranno certo trascurare il giudizio che i mercati dei capitali continueranno a dare sul loro operato: «nothing in the BRT statement will change this real-world dynamic of public equity markets» [2].

In questo senso credo che abbiano ragione sia Francesco Denozza [3] che Mark Roe [4] nel leggere il documento della BRT come un episodio inquadrabile nella dialettica fra gestori di società e investitori istituzionali, nel quale si esprime l’intento dei primi ad acquisire maggiori spazi di autonomia rispetto alle pressioni dei secondi.

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Più complesso è il tema dei possibili esiti che la più ampia tendenza al­l’affermazione della Corporate Social Responsibility (CSR), in cui l’episo­dio che commentiamo si inserisce, potrà [continua..]